Capraia e Gorgona

Sposarsi all’isola di Capraia, la più selvaggia delle isole toscane

Aigylion, nome attribuito all’isola dai naviganti greci diretti a Massalia (Marsiglia). A Capraia, conosciuta come “Isola delle Capre” (dal sostantivo greco àighes) si arriva attraccando ad un piccolo porticciolo che con il tempo si è “impreziosito” di un’elegante passeggiata con caratteristici negozi; dista dal paese, situato in collina, solo 800 metri di strada percorribili a piedi oppure con lo scuolabus comunale che effettua servizio navetta. Le uniche auto, pochissime, si vedono solo in questo breve tratto di strada, dopodiché la natura incontaminata dell’isola ci avvolge. È proprio il caso di dire che il «mondo delle isole – come lo definisce Gin Racheli – parla il linguaggio dell’anima». L’anima di Capraia “si percepisce” attraverso la sua natura giovane e maestosa. L’isola non è mai affollata di turisti; il piccolo paese accoglie al massimo un migliaio di ospiti. Il resto è natura selvaggia, scogliere a picco sul mare, grotte che si immergono nelle profondità dell’antico vulcano, straordinarie formazioni geologiche e due sole spiagge: una nei pressi del porticciolo, molto comoda da raggiungere,  attrezzata con ombrelloni e lettini, l’altra, conosciuta come Cala della Mortola (il cui nome significa “luogo di mirti”), di ciottoli o sabbia se il mare decide di concederla, con un fondale tutto di sabbia dai meravigliosi riflessi verdi e azzurri.  La si raggiunge con la barca taxi.  Il vero fascino dell’isola però è costituito dalle piccole e numerose calette nascoste ed appartate, raggiungibili via terra attraverso i sentieri e via mare, dove trovare il proprio angolo di paradiso. A Capraia è obbligatorio fare un giro in barca lungo la costa, al tramonto verso ovest, al sorgere del giorno nella parte orientale. I cromatismi si specchiano nel mare e le pareti rocciose raccontano, come in uno straordinario cartone animato, la poderosa combinazione di forze da cui nasce l’isola.

Tramonto su Capraia - Ph. Credits Daniele Anichini

Gorgona, la più piccola delle sette perle dell’Arcipelago Toscano 

Una verde e dolce montagna in mezzo al mare, segnata dalla presenza del carcere, che offre ai detenuti un’occasione di lavoro nella “Fattoria Gorgona”; la sezione agricola si presenta come un vero e proprio villaggio rurale: stalle, pollai, orti, caseifici, olivi e vitigni. Gorgona è comunque un’isola chiusa con una fruizione rigidamente controllata per evidenti motivi di sicurezza. Raggiungibile da Livorno, porto principale di collegamento, con un’ora di navigazione, è visitabile solo in giornata con l’obbligo di essere accompagnati da una guida autorizzata sotto il controllo della polizia penitenziaria, con il divieto di utilizzare cellulari e di scattare foto. È prevalentemente montuosa e ricca di vegetazione tipica della macchia mediterranea, ma vi si trovano anche alcuni esemplari di castagno e ontano nero. Il suo rilievo più alto è di 255 metri. Percorrendo la costa, si scoprono suggestive insenature e baie come la Cala Scirocco dove si trova la Grotta del Bove marino, un tempo rifugio di foche monache. Verso ponente la costa cade a picco sul mare, mentre a levante digrada formando tre valli terminanti con piccole cale (Cala MaestraCala MarconaCala Scirocco). Il piccolo centro abitato è il paese degli antichi pescatori che conta pochi abitanti. Sull’isola, ancora incontaminata, si trovano due fortificazioni: la Torre Vecchia, pisana, e la Torre Nuova, medicea. Di particolare interesse è la Chiesa fortificata di San Gorgonio. Più in alto si erge Villa Margherita, costruita sui resti romani, dove “ha preso vita” una colonia agricola. Alla sommità di Gorgona si trova il complesso che originariamente ospitava il Semaforo dell’isola, un tempo gestito dall’Aeronautica italiana.

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